Le migrazioni degli uccelli

In giallo, la principale fascia migratoria dei passeriformi e di alcuni rapaci nel Bellunese. (disegno F. Padovan)

     È noto a tutti che gli uccelli vengono distinti in sedentari (es. passero) e migratori (es.: germano reale). Sono sedentari quegli uccelli che non si spostano dalla località di nascita; sono invece migratori quelli che nidificano in zone fredde o temperate e, una volta completato l’allevamento della prole, intraprendono lunghe migrazioni per svernare in paesi più caldi e ricchi di cibo, ritornando nei luoghi di origine solo nella primavera successiva.
     Perché tanti uccelli in Museo? Il Bellunese è interessato dai flussi migratori di uccelli che percorrono lunghi viaggi passando da noi in autunno, tra fine agosto e fine novembre (passo autunnale di andata), ed in primavera, tra fine febbraio e fine aprile (passo primaverile di ritorno).
     Gli uccelli migratori, in particolare i rapaci diurni e notturni e i passeriformi che provengono dai Paesi del Nord e del Nord-Est, sorvolano le Alpi, le Prealpi e la fascia pedemontana del Friuli. Attraversano, in seguito, i valichi di questa provincia quali la Val Visdende, Cima Sappada, Passo della Mauria, e con più frequenza la zona del Cansiglio (Monte Pizzoc). Poi imboccano la direttrice Col Visentin-Valle del Piave, giungono nel Feltrino e proseguono verso Arsié-Lamon per imboccare la Valsugana.


Cartina d’Italia con le principali linee migratorie degli uccelli. In grigio è evidenziata la provincia di Belluno. (disegno I. Fossa)

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